11 Settembre, una data che segna una svolta entrata nella vita quotidiana di noi tutti. Non parlo della Diada, la festa nazionale catalana che pure è un monito che dovrebbe richiamare la nostra attenzione, né mi riferisco all’attentato alle Twin Towers di New York che portò ai massimi effetti il terrorismo globale.
La data di cui parlo è l’11 settembre 1683, quando a Vienna la coalizione europea tra polacchi, lituani, bavaresi, veneziani e austriaci sotto la guida del al Re polacco Giovanni III Sobieski riuscì a spezzare l’assedio che gli Ottomani avevano posto da due mesi alla capitale austriaca e a sconfiggere l’esercito del Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha.
La leggenda, che non è detto non abbia un fondamento di verità per altro magistralmente ripercorsa da Gianni Moriani nel suo bel volume “Cornetto e Capuccino”, narra che per celebrare la vittoria sui Turchi il panettiere viennese Peter Vendler rielaborasse una vecchia ricetta dando nuovo lustro al kipferl, il cornetto ispirato alla mezzaluna turca sconfitta e destinato in Veneto ad essere pronunciato chifel che proprio a ridosso del 1683 iniziò a diffondersi a Venezia.
A chi dice che l’invenzione spetti a Parigi replichiamo che la versione francese ha una data precisa, più prossima a noi nel tempo e meno leggendaria, risale al 1839 quando August Zang, figura eclettica di imprenditore ed editore, fondò la Boulangerie Viennoise in via de Richelie a Parigi diventata in breve famosa per i suoi croissant, citazione chiara al 1683 e alla mezzaluna “croissant”, cioè crescente.
Ma già da oltre un secolo a Venezia, in singolarissima coincidenza con Vienna, il kipferl-chifel era stato abbinato ad un altro elemento immancabile della colazione mattutina, il cappuccino anche questo fatto risalire, come ideazione, all’assedio viennese e alla vittoria del 1683: il responsabile della bevanda corroborante sarebbe stato il frate Marco d’Aviano, suddito della Serenissima venerato dalla Chgiesaa come beato, che in vita aveva fama d’essere un potente taumaturgo in odore di santità, chiamato da papa Innocenzo XI a ridar vita alla Lega Santa in funzione antiturca, compito che svolse con estrema capacità: memorabile il sermone con cui chiuse la funzione religiosa prima della Battaglia di Vienna. La “vox populi” attribuì a Marco d’Aviano prodigi e miracoli e tra questi anche l’invenzione di quel mix sapiente tra caffè e la giusta dose di latte che appunto in onore del frate venne chiamata Cappuccino. Insomma: cornetto e cappuccino nacquero da una singolare convergenza e cooperazione tra due alleati con strettissimi rapporti economici, viennesi e veneziani, e un unico nemico, l’impero Ottomano. La prima caffetteria viennese viene ricondotta, sempre nel 1683, a Franciszek Jerzy Kulczycki, soldato polacco, che all’indomani della liberazione della città s’impossessò dei sacchi di caffè abbandonati dagli Ottomani in fuga. Ben prima di questa data, e certamente a partire dal 1645, proprio a Venezia erano sorti i primi Caffè destinati a diventare dei luoghi dell’impegno civile e di aggregazione sociale. L’imprimatur veneto sul Caffé, per altro, era già stato impresso: il primo a parlare in Europa di questa bevanda potente era stato nel 1591 un altro suddito veneziano, il marosticense Prospero Alpino nel suo libro De Medicina AEgyptiorum.
Quando alla mattina facciamo colazione, ricordiamoci di questa storia europea che unisce due città bellissime, Vienna e Venezia, in un gesto quotidiano che ha conquistato le nostre abitudini.