INAUGURATA A VENEZIA PRESSO IL CONSIGLIO REGIONALE LA MOSTRA “Le Finestre di Irkutsk – Le Porte di Venezia”

E’ stato un onore per me inaugurare quest’oggi qui a Palazzo Ferro Fini questa esibizione “Le Finestre di Irkutsk – Le Porte di Venezia”.

I legami culturali, oltre che economici, che uniscono il Veneto alla Russia sono più profondi di quanto non si pensi: pensiamo al veneto Aolisio il Nuovo, che nei primi decenni del Cinquecento portò in Russia il linguaggio del Rinascimento dell’Italia settentrionale. In verità, quando si parla di Venezia e della Russia si parla di alta cultura: il pensiero va immediatamente a nomi che hanno fatto la storia dell’arte, della musica e del teatro: con non pensare a Sergej Djagilev, a Igor Stravinskij o al poeta, premio Nobel, Josif Brodskij che riposano a San Michele? Come non pensare all’ammirazione sincera che nutrivano sia Cechov sia Konstantin Stanislavskij verso la Duse, grandissima attrice veneta la cui arte impressionò Stanislavskij nel suo progetto rivoluzionario sull’arte attoriale? Pensiamo anche al legame tra il futurismo italiano e quello russo. Ma c’è anche una storia minore, fatta dagli umili, che unisce e lega in maniera indissolubile Il Veneto a alla Siberia, la storia di quei tecnici e delle maestranze in prevalenza italiani e del veneto orientale, della zona di Pordenone all’epoca terra veneta, che verso il finire dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento, realizzarono quel tratto della ferrovia Transiberiana che segue i contorni meridionali del lago Baikal che ispirarono, tra l’altro, lo splendido “La Conchiglia di Anataj” di Carlo Sgorlon premio Super Campiello nel 1983. Furono un migliaio di italiani dei quali oltre un terzo di origine veneto-friulana che lavorarono insieme con i russi, da Omsk al lago Baikal e grazie ai quali furono aperte in Siberia anche le prime sale da cinema, penso al caso della famiglia Donatello, e i primi studi fotografici. Molti di loro furono impegnati nella costruzione di gallerie, ponti, viadotti, massicciate, ma altrui realizzarono straordinarie opere d’arte in mosaico. Della maggior parte di loro, della maggior parte di questi emigranti, si persero le tracce e si rischiò di dimenticare la loro storia recuperata invece dai nostri amici siberiani.
Non è sbagliato, anzi, dedicare idealmente questa esposizione di finestre dalla Siberia aperte sul mondo a questi nostri connazionali che ci parlando dalla storia e dalla storia ci invitano a guardare ad un grande popolo e a una grande terra, appunto la Siberia della quale oggi siamo ben lieti di ospitare questo progetto culturale singolarissimo quanto interessante, che già nel suo allestimento parla di una sorta di provvisorietà da un lato, dall’altro richiama la nostra attenzione al tema del legno, del bosco stabilendo così un legame con un’altra esposizione da noi ospitata quest’anno, “4444 Acqua e Fuoco” di Toni Venzo e Marco Martalar. A questo punto penso sia giusto rammentare due versi di Josif Brodskij che bene si adattano a questa esposizione e al legame tra i la realtà siberiana e Venezia, tera le finestre di Irkutsk e le Porte di venezia. Scrive Brodskij in “Ninna Nanna da Cape Cop”: “La Finestra al mattino ha una tenda di cenci di nuvole/Poca Terra e non si vedono uomini/In queste ampiezze signora è l’acqua”.
Un grazie particolare infine a quanti hanno reso possibile questa esposizione a iniziare da Marina Kondrashova, curatrice del progetto, la donna che ha saputo realizzare un ponte appunto tra la Siberia e il Veneto, tra Irkutsk e Venezia.