Discorso tenuto dal Presidente Roberto Ciambetti in occasione della cerimonia di premiazione della XXI edizione del “Premio Pelmo d’Oro”
Sabato 28 luglio 2018 – Rocca Pietore (BL)

Porto oltre al mio anche il saluto del Consiglio regionale del Veneto che condivide pienamente le finalità del Premio Pelmo d’Oro. Questo premio non è solo festa e giusta segnalazione di talenti ed eccellenze: nel suo essere momento di cultura alpina, in tutte le giornate in cui esso è articolato, in cui giustamente vengono riproposti luoghi, istituzioni, attività di chi ha a cuore l’anima della montagna, esso è soprattutto momento di riflessione doverosa.

Nella prossima settimana il Consiglio regionale dovrà esprimersi su una proposta che mi vede primo firmatario assieme ai colleghi Giorgetti e Guadagnini, con cui chiedo di svolgere una seduta straordinaria del Consiglio regionale nella zona monumentale di Cima Serauta: al centro del dibattito la decisione, tra le ultime avallate dal precedente governo, del passaggio in Trentino del ghiacciaio della Marmolada, uno spostamento che contestiamo perché depaupera il patrimonio regionale, colpisce ingiustamente l’economia della nostra realtà ad iniziare da Rocca Pietore. Non voglio di certo fare polemiche oggi, momento di festa, quanto ribadire che la difesa del patrimonio montano, della sua cultura, lingua, tradizioni, della sua popolazione, passa attraverso politiche assennate rispettose di antichi equilibri. Venire a discutere di tutto ciò qui sulla Marmolada assume un significato di straordinaria valenza, significa dire che siamo vicini al popolo bellunese, alle sue esigenze, al suo bisogno di uno sviluppo ecosostenibile ed equilibrato, che contrasti lo spopolamento e l’abbandono, grazie a investimenti oculati, servizi mirati, sfruttando anche le opportunità che le nuove tecnologie possono offrire.

Ho parlato fin troppo e non voglio abusare della vostra pazienza: a tutti i premiati i miei complimenti sinceri e soprattutto un grande grazie per l’attività che svolgono e per quanto hanno fatto. Se le Dolomiti sono vero e grande patrimonio Unesco lo dobbiamo anche a quanti ogni giorno vivono le nostre montagne e operano per la loro valorizzazione e difesa. Quante fate si inserisce nel solco di una lunga e grande storia: del resto forse il montanaro bellunese più noto al mondo, Tiziano Vecellio, innanzitutto amava la sua terra che non abbandonò mai, anche per motivi economici, certo, ma soprattutto perché sentiva forte il suo legame affettivo e culturale con una ambiente e una realtà uniche al mondo di cui oggi siete fieri e grandi custodi.

Grazie per la pazienza con cui mi avete ascoltato, grazie e complimenti ancora per quanto fate.