CALRE-CONSIGLI REGIONALI. Convegno tecnico

Il nostro Paese ha sofferto di più la crisi e quindi avrà diritto a più aiuti (+6%) ma cambia il modo di
gestirli

VENEZIA Nell’allocazione dei fondi europei 2021-2027, l’Italia sarà (con Spagna, Grecia, Romania e Bulgaria) uno dei pochi Paesi a veder aumentare le risorse: +6%. L’ha annunciato Rossella Rusca, componente della Rappresentanza permanente dell’Italia presso l’Ue nel suo intervento a palazzo Labia al seminario di studio “Europa post 2020: quale futuro per le Regioni nelle politiche di coesione Ue?”, organizzato dal gruppo di lavoro sulle politiche di coesione comunitaria della Calre (la Conferenza delle assemblee legislative regionali d’Europa, coordinata dal presidente del Consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti).«Tra i vari scenari possibili – dice Rusca – la Commissione ha scelto di mantenere, attraverso un efficientamento delle spese correnti, la politica di sviluppo in tutte le Regioni, ma a prezzi correnti. A prezzi 2027, però, mancano 37 miliardi e, di conseguenza, c’è una riduzione del sostegno agli investimenti pubblici pari al 10%, con alcuni Paesi che perdono una percentuale di fondi pari anche del 24%. Il segno più nelle risorse che saranno destinate all’Italia deriva dal fatto che è uno dei Paesi in cui si registra un arretramento fortissimo di tutti i valori dell’economia e anche le prospettive di cui ha tenuto conto la Commissione nell’impostazione del metodo di allocazione delle risorse non cambiano. È per questo che l’Italia cercherà, se possibile, durante il negoziato di migliorare ulteriormente la dotazione, pur già in crescita, perché i nostri squilibri mostreranno ancora i segni più forti della crisi economica».Ci saranno però solo “fondi Ue”, senza più etichette. E per il presidente Ciambetti «Forte è la preoccupazione circa il futuro dei fondi di coesione e delle prerogative delle Regioni. I trattati fondanti dell’Ue individuano proprio nelle regioni il sistema delle autonomie che dev’essere chiamato a gestire questi fondi. Assistiamo invece a un processo diretto al taglio di questi fondi e a una progressiva centralizzazione di queste politiche. Chiediamo che le regioni restino le protagoniste della gestione dei fondi comunitari».

Fonte: Giornale di Vicenza