Cultura – Presentata a palazzo Ferro Fini l’opera in tre volumi “Il Territorio adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici”
È stata presentata oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, l’opera ‘Il territorio Adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici”.
“Anticipo che il Consiglio regionale del Veneto è sempre stato sensibile alla storia – ha ricordato nel corso dell’introduzione il Presidente dell’Assemblea legislativa Roberto Ciambetti – e che è doveroso ricordarla e tramandarla. Oggi siamo qui a presentare un’opera in tre volumi dal titolo “Il Territorio adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici”. Da Presidente del Consiglio regionale inizio con il ricordare che nella cultura greca antica l’Adriatico non è thalassa, non è pélagos, è kolpos, cioè golfo, uno spazio particolare, uno specchio che riflette le nostre caratteristiche, le nostre identità e tradizioni, ma che dà anche una immagine unitaria pur nella molteplicità di voci, etnie e culture di un bacino unico che ha una propria dimensione unitaria. Il nome, Adriatico, deriva come ben sapete dalla città di Adria dove le rotte marine portavano le navi dall’Egeo al terminale di due grandi vie carovaniere già sviluppate nell’età del Bronzo: l’una proveniente dall’ambito Baltico che attraverso i grandi fiumi centro-europei guadagnava i passi di Resia e del Brennero per giungere al Garda al Po o all’Adige e da qui ad Adria e al mare, l’altra proveniente dall’area danubiana attraverso la valle della Drava per valicare la porta Giulia e quindi lungo l’Isonzo e il Timavo per passare poi alla fascia lagunare veneta: questa seconda via attraverso l’asse carovaniero Drava-Danubio consentiva di giungere al mar Nero e non a caso essa è chiamata dagli storici la “via argonautica” con l’eco del mito greco di Giasone. Ben meglio di me i relatori a questo tavolo possono approfondire l’orizzonte del corridoio adriatico: io mi limito a suggerire un caso non ancora esplorato e che sinceramente merita d’essere approfondito, il tema della Villa. C’è una straordinaria coincidenza tra la nascita delle lingue nazionali, la genesi della Villa palladiana in Veneto a metà del Cinquecento e lo sviluppo della civiltà della villa in Dalmazia contestuale alle prime opere scritte in croato e pubblicate a Venezia: mi riferisco al caso emblematico di Lesina, l’attuale Hvar in lingua croata, con la cittadina dalla cinta muraria realizzata dalla Serenissima già nel XIII secolo, con l’Arsenale veneziano del XII secolo ai cui lati fu costruito il Fontego, nonché la cattedrale di Santo Stefano che s’affaccia sulla piazza più grande della Dalmazia. Su tutto, tra le tante testimonianze veneziane, il primo teatro pubblico comunale d’Europa costruito nel 1612 non riservato a una ristretta élite di aristocratici, ma aperto e a disposizione di tutto il popolo. Insomma un gioiello. Ebbene, Lesina è l’isola di Annibale Lucio, in croato Hannibal Lu¿i¿, un poeta petrarchesco che si fece una villa fuori le mura cittadine, è l’isola di Piero Hettoreo, che a Cittavecchia si fece un palazzo, poeta che scrisse in latino e in italiano. Nel suo testamento scritto in italiano dichiara di chiamarsi Piero Hettoreo: “Testamento de mì Piero Hettoreo scritto di mia propria mano in carte no. 14…”.
Il Primo cittadino di Gorizia, Rodolfo Ziberna ha ringraziato dell’opportunità di essere presente presso la sede del Consiglio regionale del Veneto per approfondire alcuni aspetti relativi al volume: “In qualità di Sindaco e non solo, ritengo importante investire nel ricordo. La mia città di Gorizia, per quattro secoli asburgica, entrata nella storia nel 1001 e da un secolo città italiana. Città di confine e come tutte le città di confine, divisa. Una riflessione sulla coesione e collaborazione territoriale: in tempi recenti Gorizia ha dovuto convergere da un’economia di confine ad un’economia di mercato. A Gorizia è presente il Gect Go Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (40 solo in tutta Europa). Auspico che nel prossimo 2025 Gorizia e Nova Gorica rappresentino ‘La Capitale europea della cultura”.
Il professore Davide Rossi, dell’Università degli Studi di Trieste: “Il volume è stato presentato in Senato e sarà presentato in diverse sedi tra Trieste e Gorizia. L’oblio è un problema più che attuale, ma nelle scuole si sta investendo molto nel ridare voce e corpo alla nostra storia. Alla base di tutto c’è la volontà di recuperare e valorizzare le città di confine. Si ricostruisce il contesto storico e lo si proietta nel futuro”.
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