Economia – Ciambetti: “L’economia circolare non è la decrescita più o meno infelice, ma un nuovo modo di produrre abbattendo sprechi: è la molla dello sviluppo anche nell’area Alpina”

Venezia 3 luglio 2019 – “Come ho detto più volte, l’economia circolare non è una decrescita più o meno infelice, è il passaggio a una economia regionale a 4 R motrici: Riduzione degli sprechi, Riuso di beni e prodotti, Riciclo degli scarti, Responsabilità di produttori e consumatori. Dobbiamo reinventare prodotti, innovare nel segno della qualità, abbattere non solo i costi ambientali ma anche sociali ma soprattutto capire, almeno in questa fase, che la responsabilità dell’economia circolare ricade su tutti, sul produttore, sulle imprese, ma anche sul consumatore e le famiglie.” Così Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, intervenendo a Milano nell’ambito del convegno “Economia circolare per sviluppare la crescita sostenibile nella macro regione Alpina”. Ciambetti, che fu assieme a Luca Zaia tra i protagonisti della nascita della macroregione alpina, è stato invitato alla conferenza internazionale milanese anche nelle vesti di legislatore visto che è stato promotore e primo firmatario della legge “Norme per iniziative di solidarietà sociale a sostegno delle Fasce deboli della popolazione e per la promozione di un sistema di economia circolare e per il consumo critico” che introduce appunto il concetto di economia circolare nello scenario Veneto. “Se noi abbattiamo il carico fiscale o prevediamo agevolazioni per il produttore – spiega Ciambetti – favoriremo sicuramente una economia ecosostenibile, avremo prodotti competitivi nei prezzi ma questo non basta: non dimentichiamo che in Italia sprechiamo il 35 per cento dei prodotti freschi, cioè buttiamo via più di un terzo di latticini, carne, pesce, che acquistiamo, il 19 per cento del pane e il 16 per cento di frutta e verdura prodotti con una perdita di 1.226 milioni di ml l’anno di acqua, sempre più preziosa, producendo l’immissione nell’ambiente di 24,5 milioni di tonnellate CO2 l’anno, di cui 14,3 milioni dovuti agli sprechi domestici. Bisogna incidere nella domanda non solo nell’offerta”. “In Comuni e Consorzi in Veneto hanno organizzato la gestione dei rifiuti in maniera efficiente e virtuosa raggiungendo già nel 2015 il 66,5% di raccolta differenziata, arrivando al contempo anche a una diminuzione del 2% della produzione pro capite di rifiuti, tra i valori più bassi a livello nazionale. Circa 200 comuni su 563 dichiarati ‘rifiuti free’. Il Comune di San Stino di Livenza, nel Veneziano, è stato il primo comune ad aver applicato lo sconto sulla Tari a chi dona le eccedenze delle derrate alimentari per evitare sprechi. Anche in questo campo il veneto ha dato segnali interessanti con i 16 ‘outlet” della solidarietà’, gli spazi attrezzati per le redistribuzione del cibo gestiti da organizzazioni di volontariato onluss, che raggiungono oltre 133 mila persone, garantendo quindi più di 13 milioni di pasti gratuiti all’anno, grazie ad una convenzione sottoscritta tra Regione, Associazioni, comuni capoluogo, Università di Venezia e i principali marchi della grande distribuzione attivi nel territorio”