(ANSA) – VENEZIA, 22 GEN – E’ stata inaugurata oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la mostra ‘4444 Acqua e Fuoco’, degli scultori Marco Martalar e Toni Venzo. Il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha portato i saluti istituzionale e ha sottolineato come “sono molte le suggestioni offerte dalla mostra ‘4444 Acqua e Fuoco’, di Toni Venzo e Marco Martalar, che sin dal titolo dichiara il legame profondo con il territorio: 4444 sono gli scalini che da Calà del Sasso dall’Altipiano di Asiago conducono, per la Val Frenzela, a Valstagna, lungo un sentiero realizzato attorno al 1398 sotto la signoria di Gian Galeazzo Visconti; una lunghissima scalinata, scavata per grandi tratti nella roccia, in grado di superare 750 metri di dislivello grazie appunto a ‘4444 gradini di pietra fiancheggiati da una canaletta selciata concava per la quale venivano divallati i tronchi'”. “Lungo questi sentieri – ha continuato Ciambetti – il pensiero oggi corre immediatamente ai nostri boschi e al disastro di fine ottobre e primi di novembre scorso. Questa mostra, arte lignea, dunque è anche un omaggio alla nostra terra ferita, alla nostra fragilità, alla nostra storia. Non a caso i nostri due artisti ci presentano altre provocazioni, specialmente in questa città, Venezia, che sorge su un vero e proprio bosco di pali, una autentica foresta giunta dalle nostre montagne venete e dell’Istria, trasportata dai fiumi e approdata in laguna come ci ricordano due ‘zattere’ narrate da Venzo e Martalar nel video prodotto per questa mostra ed esposte a Ca’ Rezzonico, l’altra prestigiosa sede espositiva di questa iniziativa culturale singolarissima, in cui i veri protagonisti sono gli alberi forgiati dagli elementi, dall’acqua e dal fuoco, che definiscono e completano l’opera scolpita nel legno dagli artisti. Acqua, fuoco e legno sono elementi fondamentali: ci sarebbero molte altre suggestioni che questa mostra sollecita: ad esempio le considerazioni sullo sviluppo dell’arte lignea e la scultura contemporanea proprio in quel singolare bacino culturale che dal Veneto, per la terra dei Cimbri, si sviluppa nell’ambito ladino per arrivare poi nelle vallate germanofone del Tirolo”.
“A chi, invece, sostiene che il legno non sia materiale nobile – ha concluso Roberto Ciambetti – rispondo che nella Firenze del Quattrocento erano 84 le botteghe dei mastri legnaioli e che una delle più alte realizzazioni dell’arte italiana, un capolavoro impressionante, è proprio la Maddalena Penitente che Donatello realizzò a Firenze di ritorno dal suo decennale soggiorno padovano. Come vedete le ascendenze nobili ci sono tutte come c’è anche una interessantissima rete di artisti contemporanei che, al pari dei nostri Venzo e Martalar, hanno chiara fama internazionale. Invito quindi tutti a visitare questa mostra, per poi passare a Ca’ Rezzonico dove, a partire da giovedì prossimo, continua l’esposizione dei nostri due maestri. Anche grazie a loro, palazzo Ferro Fini continua nel suo essere luogo della cultura e non solo della politica, la casa di tutti i veneti che è sempre disponibile ad ospitare nelle sue stanze elevati momenti di cultura veneziana e veneta. Questa mostra ha anche l’importante valenza di onorare i 100 mila ettari di bosco che sono stati distrutti dal maltempo che ha colpito la nostra regione. Devo ringraziare oltre alla collega Donazzan, Ermelinda Damiano, Presidente Consiglio Comune di Venezia, Gabriella Belli, Direttore MUVE, Chiara Casarin, nostra rappresentante come membro del Comitato scientifico delle Gallerie dell’Accademia e Direttrice del Museo Civico di Bassano, Roberto Valente, Segretario Generale del Consiglio, e le sue preziose collaboratrici delle Relazioni esterne: una mostra è il risultato del lavoro di molti e se abbiamo colto questo risultato, è anche merito loro”. (ANSA)

DISCORSO DEL PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI

Sono molte le suggestioni offerte dalla mostra 4444 Acqua e Fuoco di Toni Venzo e Marco Martalar, che sin dal titolo dichiara il legame profondo con il territorio: 4444 sono gli scalini che da Calà del Sasso dall’Altipiano di Asiago conducono per la Val Frenzela a Valstagna, lungo un sentiero realizzato attorno al 1398 sotto la signoria di Gian galeazzo Visconti:una lunghissima scalinata, scavata per grandi tratti nella roccia, in grado di superare 750 metri di dislivello grazie appunto a “4444 gradini di pietra fiancheggiati da una canaletta selciata concava per la quale venivano divallati i tronchi”. Non era l’unico sentiero di questo tipo studiato per trasportare a valle il legname: un altro, più antico, quello della Piovega che dalla piana di Marcesine ed Enego arrivava a Fosse di Sotto, per non parlare di quello della Val Cisilla a Cismon. Ma lungo questi sentieri il pensiero oggi corre immediatamente ai nostri boschi e al disastro di fine ottobre e primi di novembre scorso. Questa mostra , arte lignea, dunque è anche un omaggio alla nostra terra ferita, alla nostra fragilità, alla nostra storia.
Non a caso i nostri due artistici ci presentano altre provocazioni, specialmente in questa città, Venezia, che sorge su un vero e proprio bosco di pali, una autentica foresta giunta dalle nostre montagne venete e dell’Istria, trasportata dai fiumi e approdata in laguna come ci ricordano due “zattere” narrate da Venzo e Martalar nel video prodotto per questa mostra ed esposte a Ca’ Rezzonico l’altra prestigiosa sede espositiva di questa iniziativa culturale singolarissima, in cui i veri protagonisti sono gli alberi forgiati dagli elementi, dall’acqua e dal fuoco che definiscono e completano l’opera scolpita nel legno dagli artisti.
Acqua, fuoco e legno elementi fondamentali: ci sarebbero molte altre suggestioni che questa mostra sollecita: ad esempio le considerazioni sullo sviluppo dell’arte lignea e la scultura contemporanea proprio in quel singolare bacino culturale che dal Veneto, per la terra dei cimbri si sviluppa nell’ambito ladino per arrivare poi nelle vallate germanofone del Tirolo.
A chi, invece, dice che il legno non è materiale nobile, rispondo che nella Firenze del 400 erano 84 le botteghe dei mastri legnaioli e che una delle più alte realizzazioni dell’arte italiana, un capolavoro impressionante, è proprio la Maddalena Penitente che Donatello realizzò a Firenze di ritorno dal suo decennale soggiorno padovano. Come vedete le ascendenze nobili ci sono tutte come c’è anche una interessantissima rete di artisti contemporanei che, al pari dei nostri Venzo e Martalar, hanno chiara fama internazionale.
Concludo invitandovi a visitare questa mostra per poi passare a Ca’ Rezzonico dove, a partire da Giovedì prossimo, continua l’esposizione dei nostri due maestri. Anche grazie a loro, palazzo Ferro Fini continua nel suo essere luogo della cultura e non solo della politica. Io devo ringraziare oltre alla collega Donazzan, Ermelinda Damiano, Presidente Consiglio Comune di Venezia, Gabriella Belli Direttore MUVE, Chiara Casarin, nostra rappresentante come membro del comitato scientifico delle Gallerie dell’Accademia ma ancor prima e meritatamente direttrice del Museo Civico di Bassano, Roberto valente segretario generale del Consiglio e le sue preziose collaboratrici delle relazioni esterne: una mostra è il risultato del lavoro di molti e se abbiamo colto questo risultato, è anche merito loro. Grazie