La salute non ha prezzo, ma la sanità ha dei costi veri e come Assessore al Bilancio del Veneto non posso non esimermi dal notarlo, non senza però quel vanto che giustamente come veneti dobbiamo provare, visto che il costo della nostra sanità è inferiore a quello medio nazionale e di molto inferiore di quello medio europeo. Il Veneto è l’unica Regione assieme alla Basilicata a non aver aumentato in questi anni l’addizionale Irpef per coprire i disavanzi sanitari come obbliga la legge quando siamo in presenza di un deficit. Questo vuol dire che il nostro servizio sanitario è in ottima salute anche dal punto di vista dei conti: ma ciò è possibile grazie ad una gestione oculata, una buona amministrazione, certo, ma su tutto grazie al lavoro svolto da medici, infermieri, personale paramedico che costituiscono l’ossatura della nostra sanità. Questa gente lavora spesso in condizioni molto difficili, si sacrifica per l’intera comunità: il loro lavoro va riconosciuto e quando emergono problemi ricordatevi sempre che per ogni singolo caso di malasanità ce ne sono centinaia e centinaia di buona sanità, perché ogni giorno la nostra rete funziona. Può funzionare meglio? Certo, tutto è perfettibile, ma io penso che ciascuno di noi sia ben lieto di vivere in una Regione dove la sanità funziona.
La prova che tutto si può migliorare l’abbiamo qui, oggi, davanti a noi con l’avvio dei lavori per questo centro di emodialisi: un milione e 180 mila € investiti, metà con mutuo e metà con risorse proprie e anche questo è un indice di salute, per mettere a disposizione dell’alta vallata dell’Agno dieci reni artificiali intelligenti, di concezione avanzata, operativi in un’area di 462 metri quadrati e spazi sempre più confortevoli in cui i parametri dei pazienti vengono fatti confluire in un database complesso che permette il monitoraggio in tempo reale del trattamento e quindi la possibilità di seguire l’evoluzione del servizio.
Con questa prima pietra oggi stiamo entrando nel futuro e vorrei innanzitutto ringraziare chi vive già in questo futuro e ci accompagna tenendoci per mano: grazie professor Claudio Ronco, primario di nefrologia e studioso di chiara fama internazionale, l’uomo che ha seguito questo progetto portando Valdagno a diventare la frontiera avanzata di questa terapia. Ringrazio ovviamente anche il dottor Giuseppe Cenci, dg dell’Ulss 5, perché è riuscito in un’opera attesa da almeno trent’anni, conciliando finanza con la scienza appunto del professor Ronco e dell’architetto Vittorino Parise: non basta la scienza, non basta la’rte, servono anche oi soldi e i Dg delle Asl devono essere anche uomini di economia. Il dottor Cenci lo è.
Chiudo con una considerazione: oggi a Valdagno vediamo il miglior Veneto, quello della ricerca e del servizio, della sanità che cura anche il più povero senza pesare eccessivamente nei contribuenti, anzi, un Veneto che sa guardare al domani e che investe nella sanità e non pratica la politica dei tagli indiscriminati. Questo è il Veneto che amiamo e vedo in quest’opera, nel lavoro del professor Ronco e dei suoi collaboratori, lo specchio di un Paese migliore, un Paese il cui simbolo è questo nuovo servizio oppure, se preferite, la donatrice samaritana che donando il suo rene ha messo in moto una catena che ha permesso nel volgere di poche ore di salvare la vita ad altre sei persone: è questo Paese, fatto di ricerca, di lavoro, di scienze e coscienza, di solidarietà vera e concreta, che può guardare con fiducia al domani. E’ questo Paese che oggi celebriamo e se altrove prevale ancora una sanità fatta di sprechi e corruttele, da qui mandiamo a tutti un segnale di speranza: al malato la speranza di una vita migliore, alla sanità malata la certezza che è possibile guarire attraverso la strada tutta veneta dell’onestà e del buon governo di cui oggi qui vediamo un alto e straordinario esempio.