Il jihad costituisce una base ideologica per il terrorismo di matrice islamica che attrae migliaia e migliaia di adepti: anche se non lo vogliamo ammettere il jihadismo ci ha dichiarato guerra. Le guerre si affrontano in maniera adeguata e non solo attraverso operazioni di polizia o di intelligence o, peggio, facendo finta di niente. L’opposizione netta che l’Europa ha manifestato alle proposte italiane di accoglienza indiscriminata di immigrati dimostra che da tempo i governi europei erano convinti della pericolosità del fenomeno e dei rischi che esso comportava. Nell’ultima settimana nel Vicentino sono stati smistati circa 200 immigrati sui quali sono stati fatti controlli e schedature approssimative e di questi 200 almeno la metà si sono dileguati. Questo era quanto volevano i burocrati del ministero degli Interni, che non si sono posti il problemi dell’eventuale presenza nei contingenti di immigrati di eventuali terroristi. Anche in una percentuale irrisoria di infiltrazione, diciamo lo 0,5 per cento, su 200 migranti almeno uno potrebbe essere un terrorista. Un terrorista che si è dileguato, magari per congiungersi non a parenti ma a cellule dormienti o puntando su connivenze e appoggi che non si possono escludere a priori. C’è o non c’è questo rischio? E’ da mesi che i servizi segreti europei ma anche egiziani e di altre realtà arabe hanno segnalato, anche in maniera plateale ricorrendo a indiscrezioni di stampa visto che non venivano ascoltati dai colleghi italiani, il pericolo. Abbiamo perso tempo. E quando si è in guerra, la perdita di tempo può essere decisiva.