Pax Tibi…”il motto che campeggia nel libro della profezia del Leone di San Marco è un invito a tutti a riflettere in questa giornata, il 25 aprile, così densa di ricordi ed eventi. Liberiamo quel giorno dalla retorica strumentale e restituiamolo alla memoria collettiva in tutta la sua straordinaria portata. San Marco non è solo Patrono di Venezia, è Patrono del Veneto e in questo giorno riecheggia la grande storia veneziana e di quella Repubblica che per secoli fu bandiera di civiltà.

Pax Tibi: in una sorta di specchio laico, le parole del motto custodito dal Leone marciano si riflettono nella dedica che Leo Valiani scrisse nel 1946 nel pubblicare il suo diario del periodo clandestino: “A Duccio Galimberti, per tutti i caduti,/della nostra parte e dell’altra” quasi ad auspicare la riconquista della speranza e la volontà di ricostruire il paese pacificato sotto l’egida della democrazia. “Pax Tibi”, sì, quasi una promessa di impegno, un impegno di pace nel rispetto e nella democrazia, la grande vincitrice dello scontro che aveva insanguinato l’Europa lasciando tracce indelebili.
I veneti quella democrazia non solo seppero conquistarla ma riuscirono anche a coglierne gli stimoli e le opportunità, grazie anche agli aiuti che il governo statunitense fece giungere in maniera alquanto sostenuta con il Piano Marshall. Ma fu merito della nostra gente, delle nostre istituzioni e  degli attori sociali se nel volgere di pochi decenni i Veneti furono in grado di trasformare una società povera, per molti aspetti arretrata e legata alla cultura contadina, in un moderno motore di economia, cultura e civiltà proiettato verso il futuro: non in tutte le regioni e non in tutte le parti d’Italia avvenne così e non certo per colpa dei veneti.
Il Veneto del mondo del lavoro, della democrazia, dell’impegno politico onesto contribuì in maniera decisiva alla grande e faticosa conquista dello stato democratico, il welfare, così duramente messo in discussione in questi  ultimi anni: fu una conquista sociale che vide i veneti protagonisti.
Il 25 aprile del 1945, giorno di San Marco, la memoria storica del Veneto si arricchì dunque di una ulteriore e straordinaria pagina di storia, che coincide nel calendario con un altro evento, l’avvio in Turchia nel 1915 delle deportazioni degli Armeni e l’inizio di quel genocidio che proprio in questi giorni si va commemorando pur nel silenzio e nell’assenza colpevole del governo italiano: Venezia, per il popolo armeno, fu custode della memoria storica e religione in quell’isola, Sal Lazzaro degli Armeni, ancor oggi un gioiello di cultura e serenità, ancora oggi punto di riferimento.
E come non pensare, allora, a Elio Toaff morto pochi giorni fa, ma primo rabbino della comunità ebraica di Venezia dopo la Seconda Guerra Mondiale? Figura tra le più importanti dell’ebraismoeuropeo, Toaff si ritrovò a guidare una comunità che usciva dalla tragedia della Shoah:  ma anche la comunità ebraica, come gli armeni, come i veneti, seppe far tesoro della nuova primavera. Ben venga il 25 aprile, allora: “Pax Tibi”, non un motto, ma la promessa di un impegno.

25 aprile 2015