Aumentano i furti e calano le rapine, non c’è contraddizione: rapinare una banca richiede organizzazione e bisogna mettere in conto la resistenza degli agenti di sicurezza, i sistemi di allarme, le telecamere, insomma tutte gli strumenti di dissuasione che evidentemente hanno un loro peso per i rapinatori. Entrare in una casa è molto più facile e – anche se meno redditizio – comporta meno rischi. E se qualcuno cerca di difendersi, poi, in tribunale ci finisce lui, mica il ladro.
C’è poi da mettere in conto l’aumento della criminalità importata. Proprio nei giorni scorsi le autorità rumene hanno detto che buona parte di ladri, grassatori e delinquenti rumeni si sono trasferiti in Italia, mentre in Romania le riforme, che hanno portato alla certezza della pena e alla velocità dei processi, si sono dimostrate dei deterrenti formidabili. Quanti delinquenti abbiamo richiamato con provvedimenti come quelli della depenalizzazione dei reati minori? Quanti delinquenti sono entrati con i flussi degli immigrati clandestini che volutamente il Ministero degli Interni non ha voluto censire? Davanti a questi fenomeni è chiaro che le rapine, le quali richiedono comunque una dose di quella che potremmo definire ‘professionalità malavitosa’, sono diminuite; mentre aumentano esponenzialmente gli atti di quei manigoldi che in Italia hanno trovato il loro paradiso, perché qui da noi armati di sola violenza pura svolgono indisturbati la loro attività fatta di furti, scassi, scippi e violenze, crimini che compiono introducendosi nottetempo nelle abitazioni, attaccando gli anziani o gli indifesi