Appello al vuoto. Sì, al vuoto e non al voto. Mi appello al vuoto che chi non andrà a votare lascerà dietro di sé: non votare, astenersi, significa svuotare di significato la Democrazia.
Cosa significa vuotare la Democrazia?
Nella lingua greca antica l’idea di vuoto la ritroviamo nel concetto di Chaos, dall’etimo che rimanda a fesso, burrone, appunto vuoto e simbolicamente abisso, tenebra. Gli studiosi di mitologia ci spiegano che Chaos è una sorta di buco nero. Vogliamo il caos? Non votare, cioè vuotare le Democrazia di significato, significa proprio portare il Paese verso il Caos.
Chi non vota sceglie una strada pericolosa. Con questo non voglio dire che chi sceglie di non votare sia da condannare: ben più colpe portano coloro che hanno fatto di tutto per trasformare la democrazia in una rissa continua dando l’idea che la politica – cioè l’arte di governare la città – sia inutile se non dannosa. Ma non tutti i politici sono così: pensate ai sindaci e pubblici amministratori dei nostri Paesi, pensate a chi è onesto e lavora per la nostra comunità. Chi non vota fa il gioco di chi vorrebbe far credere che basta poco per governare un Paese, che non occorrano esperienza e capacità.
Mi appello al vuoto affinché chi ha scelto di non votare – e di svuotare la democrazia – faccia un passo indietro. Come in natura, anche la politica ha orrore del vuoto, che viene colmato immediatamente. Colmato da chi? Dall’uomo della provvidenza? Dall’omino buffo che sa ammaliare le masse? Prima di non votare facciamoci questa domanda. Non lasciamo al caso il governo della nostra Regione: caso è l’anagramma di caos. E il caos non è detto sia il principio, ma è certo che può essere l’inizio della fine.