Non credo sia normale andare a zonzo per le città, anche in Sudamerica, con un machete nello zaino. So che a Milano sono stati arrestarti tre delinquenti che secondo le accuse fanno parte delle Maras e per essere esatti la Mara Salvatrucha, una delle organizzazioni criminali più potenti e violente del narcotraffico internazionale, definita dalla Fbi come la “gang più pericolosa al mondo” al punto tale da aver costituito già una decina di anni or sono una task force speciale per fronteggiarla. Erano i responsabili dell’aggressione folle e immotivata al controllore del treno che aveva chiesto loro niente popò di meno che il biglietto e in cambio s’è visto ferito al limite dell’amputazione il braccio. Oggi leggo che Josè Emilio Rosa Martinez, il delinquente latino-americano che giovedì a Milano ha quasi amputato un braccio con un machete al capotreno Carlo Di Napoli ha dichiarato al gip: “Mi dispiace per lui, mi scuso, ero in stato confusionale per l’alcol e volevo soltanto spaventarlo”. A me non dispiacerà per nulla se l’aggressore verrà rispedito a casa sua a scontare in una galera sudamericana una lunga e faticosa pena. Per capire di che razza sia questa gente ai sostenitori dell’accoglienza incondizionata e priva di ogni controllo consiglio la visione del documentario “La Vida Loca” del regista Christian Poved assassinato da chi lo aveva fatto entrare nel misterioso mondo delle Maras.