Cari amici, la straordinaria affermazione del Partito Nazionale scozzese deve farci riflettere. L’intelligenza politica di Nicola Sturgeon permette agli Indipendentisti di portare a casa 58 seggi (9%), e il Partito Nazionale Scozzese (SNP) diventa il terzo partito britannico: alle precedenti elezioni i deputati del lo SNP erano solo 6 e questo risultato, dopo l’esito del Referendum, la dice lunga.

In Scozia ha pagato l’unità del movimento che è diventato un punto fermo per tutti. L’esito del Referendum sull’Indipendenza,  che agli osservatori soprattutto in Italia distratti o interessati era sembrato una sconfitta, è stato una spinta eccezionale verso il consolidamento del rapporto instaurato con pazienza negli anni con i cittadini: niente fughe in avanti, niente allarmanti estremismi, ma pacatezza dei ragionamenti, chiarezza, piedi per terra e nessuna divisione. Alex Salmond, l’uomo che aveva guidato SNP dapprima ad avere la maggioranza assoluta nel 2011 nel parlamento di Edimburgo e poi al Referendum del settembre scorso, nonostante l’esito referendario (ben superiore i sostenitori dell’Indipendenza di quanto non si pensasse) il 19 settembre fece un passo indietro lasciando al suo vice, la battagliera Nicola Sturgeon, l’incarico di continuare la sua battaglia. Son passati quasi nove mesi dal Referendum di Scozia e lo SNP oggi passa da 6 a 58 deputati nel Parlamento di Londra, terzo partito assoluto. Oggi alla Sturgeon tocca il compito di imporre a Cameron il rispetto delle promesse fatte agli scozzesi prima del Referendum e chiedere ulteriore devoluzione: lo può fare perché può minacciare un altro referendum e questa volta l’esito non sarebbe di certo fausto per gli Inglesi. Maggiore devoluzione significa che la Scozia si sta avviando verso forse di autonomia avanzatissima: credo che agli scozzesi, dopo anni di servitù a Londra, ciò non dispiaccia.

Cosa impariamo dalla lezione scozzese?

Innanzitutto a non fidarci dei sondaggi che davano un testa a testa tra Laburisti e Conservatori che non c’è stato. Lo SNP ha fatto campagna elettorale, è stato tra la gente, ha cercato di spiegare le sue ragioni, ha conquistato voto su voto.

Seconda lezione. Non bisogna avere fretta, non bisogna voler tutto e subito: la strada verso l’Indipendenza è lunga e fatta di tanta tattica oltre che strategia. Anche quando si passa attraverso delle sconfitte bisogna avere la forza di comprendere dove si è sbagliato e chiedersi cosa si può e si deve fare per riprendere il cammino.  Dialogare e ascoltare i cittadini, cercare innanzitutto le ragioni dell’unità

Terza lezione (che è un po’ la sintesi delle altre due) Umiltà e Unità. I personalismi nuocciono alle cause sociali. Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile ma tutti dobbiamo metterci al servizio della nostra bandiera.

Io sono stato a Edimburgo e ho partecipato alle marce per sensibilizzare la popolazione scozzese sul Referendum per l’Indipendenza. Assieme a tanti amici abbiamo fatto sfilare le nostre bandiere di San Marco a fianco della bandiera con la Croce di Sant’Andrea e al vessillo reale di Scozia, con le bandiere delle Fiandre e di Catalunya. Torneremo a sfilare a Edimburgo fieri della Bandiera di San Marco e delle bandiere degli altri popoli. Bandiere di libertà, unite assieme perché la nostra non è la battaglia di tizio o caio, di chi è più o meno bravo, di chi è più o meno indipendentista. E’ la battaglia dei popoli d’Europa.

Ti co nù, nu co ti.