Sbaglia chi vede l’autonomia delle Regioni un pericolo per il Mezzogiorno. La scelta, piuttosto, è tra progresso e declino. Chi si avvicina al tema dell’autonomia vedendo in esso l’ennesimo capitolo dello scontro tra Nord e Sud commette, anche in perfetta buona fede, una serie di errori esiziali. Il primo errore è il voler far credere che i problemi di intere regioni e metropoli del Mezzogiorno si risolvono con i soldi dirottati dallo Stato, quando la spesa pubblica nulla può contro l’inerzia e l’assenza del buon governo. Quanto scrisse Sergio Romano, ancora una ventina d’anni or sono, rimane di straordinaria attualità: “ La verità è che la classe politica nazionale sa perfettamente che l’autentica autonomia di alcune importanti Regioni la priverebbe di gran parte della sua autorità…. Esiste una nomenclatura politica, amministrativa, economica, sindacale, per cui l’Italia deve restare “una e indivisibile”. Per coloro che ne fanno parte non è soltanto una patria: è anche un grande collegio elettorale, un serbatoio di voti, un datore di lavoro, la ragione sociale del loro mestiere”. Ciò impedisce al nostro Paese ancora oggi di affrontare le sfide della modernità, prima fra tutte la riorganizzazione dello Stato e della macchina politica, l’abbattimento dell’inefficienza, dello sperpero, della spesa inutile. Chi chiede autonomia vuole uno Stato più giusto, capace di dare i servizi a cui è preposto. Imponiamo il buon governo e la corretta gestione dei fondi pubblici.

Fonte: il Messaggero