Standard & Poor’s lascia il rating italiano sul debito a livello semi-spazzatura. La motivazione è semplice: la ripresa dell’economia italiana, il misero 0,3 per cento in più sbandierato dalla banda Renzi, è dato solo da fattori esterni, cioè la svalutazione dell’Euro e il calo del prezzo del petrolio. Se consideriamo questi due fattori, capiremo come una economia che ha dei buoni fondamentali avrebbe dovuto crescere – dopo anni di crolli consecutivi – ben oltre il 2 per cento. Dunque lo 0,3% che dovrebbe stabilizzarsi quest’anno attorno allo 0,4 % per salire all’1 % nel biennio 2016-2017 è ben sotto le dinamiche esogene e questo è un indice di crisi o di malattia profonda del sistema economico: la ripresa è data solo dall’esterno, ma non è segnale di guarigione. Il prelievo fiscale, l’agonia del sistema creditizio che si trasmette nel mondo produttivo infettando il manifatturiero, che è poi la vera forza della nostra economia, minano qualunque possibilità di ripresa. Il voto di Standard & Poor’s, dunque, dovrebbe far riflettere e mettere sull’avviso: il governo della chiacchere, delle bugie, delle false riforme, non sta guidando il paese fuori dalla crisi. I rischi rimangono altissimi, il debito italiano è vicinissimo alla spazzatura. Roma non è così lontana da Atene.