Davanti ai problemi veri Matteo Renzi dimostra tutti i suoi limiti: la guerriglia urbana di Milano non può essere liquidata come un episodio frutto di quattro teppistelli figlia di papà. Se così fosse, il ministro degli Interni, secondo il primo ministro, sarebbe stato ridicolizzato davanti al mondo dall’ultima versione di teddy boys. In realtà, che non si tratti di tepistelli lo dimostrano le tecniche di guerriglia adottate, tali da giustificare, secondo alcuni, la presenza di professionisti dell’agguato sapientemente infiltrati: in questo caso, il ministro degli Interni avrebbe dimostrato una ulteriore pecca, perché permettere che 500 teppistelli arrivino armati e guidati da professionisti della guerriglia urbana a mettere a ferro e fuoco una metropoli, significa solo essere dilettanti. E l’ordine pubblico non può essere messo nelle mani di dilettanti o di un ministro piccolo, piccolo. Per quanto riguarda la capacità operativa delle Forze dell’Ordine nessuno la mette in dubbio, anzi: dopo la gogna per i fatti di Genova del G8 e le durissime critiche ai poliziotti coinvolti all’epoca, sarebbe stato lecito attendersi una prudenza estrema da parte degli agenti. Per costoro, meglio farsi colpire da un “teppistello”, finire all’ospedale, che ritrovarsi sotto processo mediatico (e non solo) per una manganellata bene assestata. Il Poliziotto sa benissimo che in Italia una botta di un manganello trasforma in eroe i delinquenti mentre lui rimane solo un povero cristo. Scriveva Pasolini:
“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri”
E il poeta di Casarsa si rivolgeva in quei versi a chi aveva
“… facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici”
Versi memorabili, che dovrebbero essere insegnati e fatti mandare a memoria nelle scuole.
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