“Renzi non è riuscito ad incantare il mondo che ruota attorno all’Unione Europea, anzi. A Bruxelles il commento più bonario che mi ha confidato un diplomatico parla di Renzi come di un comédien talentueux, non esattamente un premier”. Roberto Ciambetti, assessore regionale del Veneto ai Fondi comunitari europei intervistato sulla conclusione del semestre italiano di guida dell’Unione, ha spiegato quali siano stati i limiti della presidenza italiana: “Il periodo di transizione tra la gestione Barroso e Juncker, con un Parlamento da poco eletto – ha spiegato Ciambetti – non era di certo tra i migliori e se aggiungiamo un semestre partito nel pieno delle vacanze estive avremmo avuto abbastanza scusanti per giustificare una operatività limitata. Purtroppo, anche in questo contesto in cui avremmo avuto ottime carte per mascherare i limiti governativi italiani, siamo riusciti a distinguerci per eccessiva approssimazione, molta confusione e scarsa capacità programmatoria. Insomma, abbiamo consolidato ogni peggior stereotipo che riguarda gli italiani, il che complica la vita di chiunque abbia a che fare con palazzo Berlaymont e il sistema di lobby e gruppi attorno all’Unione: passare, agli occhi degli euroburocrati e della diplomazia, per inesorabili inaffidabili, pressappochisti, confusionari non è propriamente il miglior biglietto da visita. Chi deve lavorare, cercare partnership, sviluppare relazioni si trova a dover fronteggiare un ambiente a dir poco ostile e carico di pregiudizi”. L’assessore veneto rimarca gli scarsi risultati nell’agricoltura, la colonna principale delle politiche comunitarie, “dove non siamo riusciti a portare a casa la normativa sul biologico, né le attese misure per i giovani agricoltori” e su questa scia l’esponente veneto rincara la dose notando come “sia singolare il silenzio devastante con cui sono stati coperte le trattative sul TTIP, il trattato transatlantico sugli investimenti tra Usa ed Europa, di cui pochi in Italia sanno qualcosa ma che è destinato a cambiare la vita di milioni di persone e a mettere in ginocchio le nostre piccole e medie imprese penalizzando i consumatori: più che Report della Gabanelli, che dedicò all’argomento una puntata interessantissima, dovremmo affidarci a Chi l’ha visto? per capire qualcosa del TTIP e, più in generale, di questi mesi italiani”. Ciambetti poi rimarca come “proprio il silenzio sia stato una caratteristica del nostro semestre: calcolare il numero di conferenze stampa organizzate in questi sei mesi dai nostri ministri a Bruxelles – ha detto Ciambetti – anche solo quelle dirette alla stampa italiana e si scoprono numeri risibili: evidentemente non si aveva molto da dire, perché ancor meno era stato fatto. Ancor più grave il silenzio sul problema del lavoro, cioè la lotta alla disoccupazione che in troppe nazioni europee rischia di diventare un male endemico. Si spacciano per conquiste, come la fantomatica flessibilità, caute aperture: si sa qualcosa del Patto di stabilità che strangola gli enti pubblici?”. Per quanto riguarda obiettivi raggiunti, come l’accordo sul pacchetto clima, Ciambetti non manca di rammentare che esso “è stato fortemente criticato dalle organizzazioni ecologiste – ha detto l’assessore veneto – e la stessa Legambiente considera il nuovo scenario peggiorativo rispetto alla situazione precedente. Non parliamo poi delle materie relative all’immigrazione: non siamo riusciti a portare il nodo del Mediterraneo all’attenzione dell’Unione e anche in materia di politica estera abbiamo dimostrato di balbettare, e non poco. Del resto è interessante notare come le critiche più aspre al semestre italiano giungano da forze politiche prossime all’area del nostro governo, dai laburisti, dai verdi, dai popolari e dalla sinistra. Un semestre perso? No. Un semestre in cui Renzi è stato valutato per quello che è, uomo di molte parole ma nessun fatto e tanta, troppa, supponenza e superficialità”

13 gennaio 2015