Riporto una parte del mio intervento fatto in occasione del convegno FUTURISMO?. TURISMO: NUOVE SFIDE E OPPORTUNITA’ PER CRESCERE, organizzato a Venezia da Confcommercio e Confturismo per approfondire le tematiche della competitività del settore in un’ottica di sviluppo futuro.

Sappiamo bene che noi come sistema Italia possiamo offrire tutto. Ma sappiamo anche che abbiamo profondi limiti nella qualità di alcuni servizi: talvolta per noi stessi è difficile districarsi nelle nostre stazioni, tutt’altro che ospitali, figuriamoci un turista. Noi per primi ci arrabbiamo quando in un aeroporto la consegna dei bagagli ritarda. Figuriamoci il turista cinese che visita l’Italia in 4 giorni e mezzo: un ritardo anche di una sola ora per questo modello di turismo è un capitale inestimabile. Come dice un proverbio, il diavolo si annida nei dettaglia e i dettagli sono la chiave che può trasformare una esperienza bellissima in un incubo.

Per migliorare l’offerta complessiva una cosa è certa, dobbiamo lavorare con forza sui punti deboli: occorre migliorare le performance laddove zoppichiamo. Purtroppo, la strategia neocentralista che punta a riportare a Roma anche le politiche turistiche rischia di penalizzarci pesantemente anche solo rispetto ai nostri vicini di casa, trentini e friulani, nonché istriani, che possono, in virtù dei loro legittimi margini di autonomia operare con maggiore dinamicità ed efficacia rispetto al Veneto. Il neocentralismo rischia di essere particolarmente pericoloso, perché non c’è comparto come il turismo in cui occorra saper valorizzare le peculiarità locali, sfruttando a livello globale quei marchi che sono conosciuti da tutti: il Leone di San Marco e Venezia hanno una penetrazione nei mercati incredibile, ed è un patrimonio che non si può sperperare o sacrificare.

Noi tutti, come classe politica, siamo consci sia dei limiti che delle potenzialità del turismo. Io mi auguro, e non solo perché sono Presidente del Consiglio regionale, che noi si riesca ad essere e fare squadra, si riesca a guardare oltre i piccoli interessi di bottega o di partito che lasciano il tempo che trovano: ci sono cause nelle quali la politica giustamente deve dividersi e discutere in maniera accalorata. Vi sono battaglie, invece, nelle quali le divisioni non hanno alcun significato, perché alla fine vincono i nostri concorrenti.