Quanto sta emergendo nel Vicentino è una conseguenza di una gestione forse volutamente confusa e dilettantesca di un fenomeno che richiedeva sin da subito ben altra e diversa organizzazione. Roma ha scaricato la patata bollente sui Prefetti e gli enti locali chiamati a gestire una situazione senza precedenti. Purtroppo, anche a Cesuna tra i rumori di fondo della protesta degli immigrati riecheggiano le parole di Salvatore Buzzi, boss di Mafia Captale, nella famosa telefonata intercettata dagli inquirenti: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”: si è messa in moto la macchina del fango per screditare gli operatori di una cooperativa perché qualcuno vuole mettere le mani su questo affare? Non lo so, ma so che nella gestione dell’accoglienza anche nel Vicentino e in Veneto bisogna fare assolutamente chiarezza e pulizia: l’accoglienza è gestita con soldi pagati da noi tutti e le nostre comunità stanno sopportando anche alti costi sociali di questi fenomeni.
Se c’è chi si sta arricchendo o pensa di potersi arricchire in maniera fraudolenta è necessario alzare il firewall protettivo contro questi hacker della solidarietà. E il fare chiarezza serve anche per tutelare e garantire quelle organizzazioni di volontariato e cooperative che in perfetta buona fede, con spirito di autentica solidarietà e carità cristiana prestano la loro opera. Sarebbe sbagliato fare di tutta un’erba un fascio e mettere alla sbarra degli imputati organizzazioni e associazioni che si prodigano in cristallina onestà: personalmente non condivido le loro idee, ma li rispetto. Non porto alcun rispetto invece verso chi sfrutta la disperazione altrui: anche se non fanno affogare nei marosi mediterranei nessuno, la loro indole non è diversa da quella degli scafisti o da chi gestisce a suon di dollari le rotte dell’emigrazione. Bisogna intervenire adesso, altrimenti la malapianta dei professionisti della solidarietà, demoni mascherati da angeli, non si potrà più sradicare.