Gli jihadisti hanno minato i tre archi dell’Arco di Tiberio a Palmira facendoli saltare in aria a causa delle iscrizioni che vi erano scolpite: la damnatio memoriae è una precisa strategia di una realtà che non solo vuole conquistare militarmente i territori, ma annichilire e cancellarne la storia.
La comunità internazionale non può subire supinamente queste manifestazioni e deve mobilitarsi affinché venga creata una sorta di task force chiamata a difendere il patrimonio di tutti. Noi siamo la nostra memoria e ciò vale anche per le opere d’arte che abbiamo ricevuto in custodia dal passato per trasmetterle alle generazioni future. Rimanere inerti e silenti è un errore: il Califfato islamico non si fermerà e se noi non siamo in grado di difendere la nostra cultura dimostriamo una debolezza di cui i nostri avversari approfitteranno. E’ chiaro che dietro quest’opera sistematica di distruzione si celano anche le trame del traffico clandestino di reperti come più volte è stato denunciato, mercato che va contrastato e sradicato. Ma oltre a ciò, non possiamo sottovalutare il valore simbolico di questo processo distruttivo attuato dall’Is, processo che non è più episodico ma che si presenta come preciso piano intimidatorio, che lascia aperta solo una precisa strada di intervento.